lunedì 3 dicembre 2012

facciamo l'appello

ci aspettano a Cremona in maggio.
intanto come sapete i lavoratori dell'arte si stanno mobilitando, occupano e progettano. Domenica a Macao, Milano,  è intervenuto Marco Scotini di cui apprezzo sempre l'analisi tagliente. Vi mando il link ai suoi due corposi progetti e se vi va potete leggere le risposte a tre domande che gli posi un pò di tempo fa nello losquaderno n.14 a pagina 54.
questo comunque è un appello, vorrei vedervi prima della fine dell'anno.
gap è come sempre un' avventura aperta, per andare, venire e tornare liberamente.
vostra G.

disobedience

no order

venerdì 9 novembre 2012

ibridazione

Ecco, mi dicevo, perché non riprendere a riflettere, e farlo a partire da noi?
Vi propongo, come spunto, il testo di una conferenza di un filosofo, Giovanni Bottiroli, che propone un'idea interessante, secondo me, di ibridazione. Lui dice, se ho capito bene, o almeno, così ho capito io, che l'ibridazione è un intreccio di stili di pensiero, non solo una contaminazione di livelli o di lessici, ma proprio di modi di costruire il significato. ci riguarda? E come?
Questa mia, vuole essere una ripresa del dialogo, per dire un po' di noi e poi, magari, ributtarci nel mondo.
Restiamo in contatto
Mauro

martedì 31 luglio 2012

BAR ITALIA; OPEN luglio 2012

"Buonasera vuoi una rosa" al Bar Italia, la foto è di P. Cattani Faggion

domenica 13 maggio 2012

BAR ITALIA; OPEN luglio 2012

“BAR ITALIA”, produzione del gruppo GAP, è una creazione dalla doppia configurazione: è un'opera d’arte, ed è contemporaneamente una tappa di un progetto più articolato, come negli intenti della nostra pratica artistica.
L'installazione ideata prevede un intervento sonoro, trasmesso per una notte nel
contesto urbano in doppia postazione, sotto l' insegna a neon di due provvisori “Bar Italia”, che trovano temporanea ospitalità sull' ingresso di una banca e di un ufficio pubblico. Si tratta di un montaggio audio realizzato registrando una notte di lavoro di un venditore di rose bengalese nelle strade di Trento dal titolo “Buonasera, vuoi una rosa”.
L’operazione indaga un tema sostanziale del nostro collettivo, il linguaggio al lavoro, in questo caso in senso anche letterale; una ricerca la cui materia è stata inizialmente il mazzo di rose e il venditore, ma che in seguito ha trovato il suo oggetto nel micro mondo di interazioni che avvengono nel bar.
Questa torsione dello sguardo ha prodotto un effetto di straniamento, individuato come metodo che attraversa le diversità dei linguaggi e dei saperi messi in campo in GAP.
Ciò che qui ci interessa è riportare alla superficie e rendere visibile, quello che varie sedimentazioni hanno sospinto verso il basso e dunque reso invisibile, problematizzando l'ovvio. Ci riferiamo alla dimensione implicita del legame sociale che trova nella pragmatica il senso dell’enunciazione. Si tratta di mettere in questione il fondamento del legame sociale facendone emergere i presupposti impliciti che in quanto tali restano nascosti dal velo dell’ovvio, nascosti dal fatto stesso di darli per scontati, ovvero di ritenerli “naturali”. Che è poi il meccanismo dell’alienazione così come l’ha interpretato Marx: il mondo si presenta come
reificato, prodotto non più riconosciuto come tale ma vissuto come Altro che si impone al soggetto collettivo.
Spostare lo sguardo dal venditore di rose alle relazioni nei bar, ci ha permesso di vedere come l’unico ad avere qualcosa da dire sia proprio lui, mentre dall’altra parte l’enunciato è un brusio, un’assenza. BAR ITALIA è dunque questo balbettio diffuso, un enunciato che appare come indistinto rumore di fondo. La sua insegna pertanto la troviamo in luoghi inattesi, la banale e perciò rassicurante indicazione di bar viene decontestualizzata per restituire attraverso lo straniamento, ovvero una dispercezione, un’immagine problematica dell'ovvio chiedendone una nuova interpretazione.
La struttura dell'opera prevede una partecipazione attiva dei cittadini in quanto interpreti del normale pubblico di un bar: sedersi sulle sedie dell'installazione, apre ad una ambivalenza tra essere fruitore di un'opera e allo stesso tempo elemento attivo dell'opera. Ambivalenza che costituisce il punto di snodo grazie al quale si può avviare una riflessione individuale e collettiva sulle percezioni e pregiudizi condivisi nel quotidiano delle relazioni sociali.