E’ la differenza tra lavoro ed attivita’. A me piacerebbe osservare , che e’quello che penso che voi come collettivo avete già iniziato a fare. Vedere come la gente lavora, quindi adottare quella prospettiva.
Cioè qual’e’ la differenza: l’attività molto banalmente e’ fine a se stessa, il lavoro segue uno scopo e’ finalizzato a qualcos’altro, a qualcosa che esce appunto dall’immediato. Perchè è importante questa cosa? Perché spesso in sociologia per mantenere quel punto di vista scientifico,neutrale di cui vi ho già accennato anche l’altra volta quando eravamo a cena…spesso ci insegnano a concentrarci su questa cosa astratta secondo me che e’ l’attività cioè osservare le cose come se fossero fine a se stesse, perché cosi’ in qualche modo sono asettiche , così lo scopo che tu ci devi trovare in quello che le persone fanno in qualche modo e’ uno scopo che imponi tu dal tuo punto di vista di osservatore; che e’ una cosa che ci sta, che e’una cosa che è fondamentale secondo me, però il concetto è che e’ quello che dice Rossi Landi, quello che Marx ha detto prima di Rossi Landi, nel momento in cui io trovo lo scopo di quello che la gente fa sto lavorando io ,cioè il lavoro ce lo sto mettendo io in qualche modo. Quindi quando parliamo di persone, di esseri umani parliamo di lavoro e non di attività. L’esempio che fa Rossi Landi che a me piace molto,che forse e’ banale,però secondo me rende è l’esempio dell’orma sulla spiaggia.Tu vedi un’orma sulla spiaggia e dici: quell’orma li che cosa è? È un attività o un lavoro? Perchè sia l’attività che il lavoro in qualche modo trasformano la materia, è comunque un applicazione di un energia sulla materia. Poi Carlo mi puoi dire tu qualcosa su che cosa è la materia .Io lo uso in senso comune la differenza appunto che se consideriamo che non c’è nessuno che vuole capire che cosa è quell’orma, quell’orma magari rimane mera attività cioè rimane una trasformazione della materia.Nel momento in cui io interpreto, voglio cercare delle informazioni da quell’orma sta iniziando il lavoro. Quindi questo ci dice che, dal mio punto di vista, non esiste Innanzitutto uno da solo che cammina sulla spiaggia , così non esiste nemmeno uno da solo che osserva ; è necessario che ci siano tutte e due le cose affinché ci sia lavoro.E' secondo me un criterio basilare che dovrebbe essere alla base di tutti i metodi sociologici che si basano sull’osservazione .E’ una cosa che spesso viene dimenticata,c’è chi cerca di dire è così che bisogna guardare le cose, però non c’è mai una voce netta che dice ragazzi dobbiamo fare così.
A me piacerebbe proprio l’idea di scambio e lavoro cooperativo tra noi che guardiamo e loro che lavorano già necessariamente,cioè non fanno una mera attività…perché loro chi sono…chi andremo ad osservare secondo me ;quindi in qualche modo quando ho scritto quelle cose sul blog dicendo che dobbiamo scambiarci i lavori intendevo questo.
Un altro punto che mi ha colpito ultimamente che riguarda quello che sto leggendo è l’idea che ci possa essere anche uno sfruttamento linguistico. Cosa voglio dire…Quando ho fatto quell’esempio dell’orma facevo dei riferimenti al segno, nel momento in cui c’è l’interprete quell’orma diventa un segno, quindi diventa parte di un codice più vasto e così via. E lo stesso ragionamento si fa benissimo considerando che una parola può essere un segno,no? quindi si può applicare una nozione di lavoro anche al linguaggio che e’ la tesi di Rossi Landi. Tutto quel discorso sul lavoriamo insieme no’che si fa anche sul linguaggio è la tesi di Rossi Landi. Cosa succede? Succede che così come avviene per il lavoro materiale vero e proprio anche per il linguaggio ci sono dei gruppi,delle classi che si appropriano del lavoro e lo utilizzano sostanzialmente per viverci , ci sono dei gruppi che in qualche modo parassitano questa attività che è il linguaggio creando delle forme di sfruttamento linguistico come dice Rossi Landi. Cioè noi parliamo normalmente utilizziamo una lingua comune che è il parlare comune ,però poi per una serie di esigenze intervengono dei gruppi e in qualche modo utilizzano questo nostro lavorare per consentire a delle loro sottolingue di sopravvivere, di vivere. Faccio un esempio più concreto per spiegarmi meglio, situazione che sto vivendo adesso: gli agenti assicurativi .Lo scopo dell’agente assicurativo in pratica è quello di riprodurre un modello, cioè spiegare ad una persona come funziona un contratto, che tipo di benefici può avere ecc. In qualche modo l’agente assicurativo induce questa persona a lavorare per la sua sottolingua cioè a lavorare per fare in modo che appunto il prodotto che vuole vendergli possa portargli in qualche modo un profitto Questo è un esempio di come funziona il meccanismo dello sfruttamento linguistico. Questo per esempio è uno degli elementi che vorrei ricercare quando andiamo ad osservare: come certi gruppi di potere ,come certe classi (classi in ottica marxiana)utilizzano i nostri codici normali che sono appunto il nostro parlare comune per far funzionare i loro codici, per farci vedere la realtà alla luce di quei codici. Non ho bisogno di avere la polizza vita per esempio cioè non ho bisogno di pensare ad una serie di rischi possibili nella mia vita però, per fare campare l’agente assicurativo bisogna che inizi a vedere la mia vita in termine di rischi. Non è che l’agente assicurativo è l’apice di questo processo. Affinchè la compagnia possa capitalizzare è necessario che l’agente assicurativo impari che cosa è la polizza,quindi impari il lavoro che ha fatto il produttore della polizza,cioè quello che ha calcolato una serie di rischi ed ha detto che questo rischio lo paghiamo tot. e quest’altro rischio lo paghiamo tot. cioè è tutto un lavoro che scala ; dice Pierre Bourdieu nei rapporti di forza del campo linguistico il centro è ovunque e in nessun luogo. Questa è una visione di insieme che ho adesso, che ve l’ho anche presentata in maniera mi rendo conto poco chiara e però sto iniziando a pensare di vedere quello che andrò ad osservare con questo paio di occhiali. Quindi io continuerei anche, qualsiasi cosa noi scegliamo di osservare mi piacerebbe guardarla sempre in quest’ottica che poi è la stessa ottica di cui vi parlavo l’altra volta dell’andare a vedere una stessa attività, uno stesso lavoro in due contesti molto diversi, un contesto più fluido e un contesto più altamente istituzionalizzato, cioè andare a vedere ( in cucina ok o qualsiasi altra cosa ) come si cucina in un contesto che si basa sui dei codici che sono propri del parlare comune e come si cucina in un contesto che si basa sui codici che attingono dal parlare comune,cioè attingono dal modo normale di cucinare però lo trasformano e lo mettono in forma per sostenere le istituzioni.Cioè per esempio la scuola di cucina. Il metodo che vorrei mantenere è questo. E vi ho semplicemente allargato ulteriormente la cosa che vi ho detto l’altra volta forse rendendola ancora meno chiara,però,era anche un modo per consentire a me di inserire queste nuove cose che stò leggendo, aggiungere roba no, calibrarla un po’.
Poi c’era un’altra cosa, era sulla storia del cantante lirico coreano. Un altro pezzo di Rossi Landi che cita Wittgenstein è contro l’idea che possa esistere come una lingua astratta cioè che l’individuo da solo sia qualcosa di più che un canale per una lingua che invece è sociale,è la differenza appunto che diceva Vittorio sulla credibilità dell’interprete in base al fatto che conosca o meno la lingua: Dice Rossi Landi : un pensare privato che venga poi o concomitantemente espresso nella lingua non esiste.
Wittgenstein invece : quando io penso nella lingua non mi si liberano dinnanzi in aggiunta all’espressione verbale anche dei significati , la lingua è essa stessa veicolo del pensiero. Il pensiero è ciò che distingue il parlare con il pensiero dal parlare senza pensare. E secondo me calza perfettamente con quello che diceva Vittorio e il capire come funziona la lingua che da il senso a quello che canta il cantante Che poi è la stessa cosa che vi ho linkato su Square. Insomma c’è una lezione di canto lirico….Viva Verdi…insomma c’è questa cantante lirica inglese che canta a memoria, non sa esattamente cosa sta cantando……..
(Giorgio Borrelli, brano di conversazione)
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