martedì 24 maggio 2011

L'aspetto importantissimo dell'interpretazione

Se tu conosci le parole riesci a capire come sta interpretando il cantante, il suo apporto all’interpretazione, se invece non sai le parole non riesci a cogliere l’interpretazione di questo artista”.


Minuto 4.29 - 6.10 http://www.youtube.com/watch?v=KxJ0chrN7O8&feature=related

domenica 15 maggio 2011

quidditas

Quando la filosofia diventa scolastica, ed è un linguaggio completamente tecnico, che parlano pochissime persone, non soltanto perché è latino ma un certo latino specifico, si occupa di microproblemi che riguardano solo l’ambiente, la filosofia stessa in quanto sapere, è chiaro diventa un sapere di cui si finanziano le cattedre ma che poi non interessa a nessuno,infatti a un certo punto la società dice, ma a noi che ce ne frega di queste accademie che non dicono niente, la filosofia è un’altra cosa,andiamo a leggere davvero cosa dicono i classici e portiamolo nella società, riprendiamo un discorso politico, riprendiamo un discorso sociale, artistico, sul soggetto. E la filosofia scolastica è morta, solo la chiesa parla ancora quel linguaggio lì in alcune sue parti,ma quella filosofia è morta. Ci son dei tesori lì dentro, ma completamente incomprensibili, illeggibili, enigmatici.
E’ veramente una serie di pippe, anche molto belle per chi possiede quel linguaggio, ma è una cosa veramente lontana perfino dalla società del tempo. Tant’è vero che poi si vanno a recuperare quei pensatori che non sono filosofi ma che magari ti parlano delle cose del tempo e che hanno un rilievo filosofico, Dante sulla monarchia, Marsilio Ficino, e nessuno ti parla dei maestri parigini che disputano sulla quidditas, su che cos’è la quidditas…
brano di conversazione, Matteo

Tutte le pernacchie di quando stai imparando a suonare la tromba.

 G Tutti i progetti che fai e dai quali poi  devi togliere, togliere togliere, un sovrappiù, il prodotto fatto di saperi, immagini provenienti dall’archivio visivo che hai in testa.
M un archivio mentale, il mio magari non è visivo ma di idee…
V e poi a un certo punto arriva la forbice
G c’è bisogno di tagliare
v e cosa succede?
G nella fase della transizione da un sapere a un altro, l’unico modo è forse, non so, magari è un modo banale, è il lavoro che stiamo facendo di tenere documentato quello che esce, perché solo da quello probabilmente emergerà l’impossibilità di ridurre a linguaggio questo passaggio; e quindi il nostro arrampicarci sui vetri
M chiaro chiaro, la passione in senso proprio quasi cristologico, insomma la difficoltà della cosa,
G perché non c’è un vuoto nella transizione, non può esserci, non è che tu
M è quello il bello, chiedersi se c’è o non c’è. Perchè se c’è..
G siccome c’è comunque una soggettività anche rispetto ai nostri rispettivi saperi no?, non è che siamo portatori di un linguaggio, non siamo dei medium; per questo mi interessava il cantante d’opera
V Ho chiesto ho chiesto
G lo sanno cosa dicono…
V no
G non lo sanno!! lo sapevo.
V la maggior parte no
M ho capito
G hai capito tutto?
M spiegami ma ho capito
G a parte la questione cibo, mi veniva in mente tutta una serie di luoghi di spedizione, per fare la spedizione scientifica, che avessero a che fare proprio con il linguaggio,quindi poteva essere dal cantante d’opera coreano
M se sa cosa canta
G se sa il significato delle parole, se no diventi uno strumento,e sei come abitato, come tutti noi che siamo abitati dall’ altro, dal mondo, dal linguaggio in  cui siamo venuti, venuti al linguaggio che ci abita e che noi restituiamo come medium in trance.
M il cantante d’opera è abitato dal linguaggio musicale
G però ne usa anche un altro
M annulla quello verbale
V c’è però un altro aspetto che nella musica classica è importantissimo, che è l’interpretazione, se tu conosci le parole riesci a capire come sta interpretando il cantante, il suo apporto all’interpretazione, se invece non sai le parole non riesci a cogliere l’interpretazione di questo artista. La musica classica in generale ha, non è un problema, ha questa particolarità. Se tu conosci il testo e senti le diverse versioni riesci a capire l’interpretazione dell’artista che ti sta davanti, se tu non l’hai mai sentita, la senti per la prima volta, non hai confronti, non hai un campo per poter
G c’è tutto questo mondo, che potrebbe essere un buon materiale, meno difficile per noi; per gli artisti visivi lavorare sulla questione cibo è molto faticoso, uno perché negli anni novanta ci sono stati molti artisti che hanno lavorato sulla questione cibo, quindi nella storia dell’arte, dalla natura morta in poi c’è un materiale con cui confrontarsi, ma a me poi viene un dubbio, io vorrei parlare ad uno spettatore che si senta coinvolto, l’aspetto visivo è importante, quindi se proponi qualcosa dove si possa identificare o sentirsi catturato... io trovo difficile mostrargli uno studente adolescente dell’alberghiera ed emozionarlo, non sono un  mago, per me è più facile su altri argomenti, magari un mondo che conosce poco, una separatezza, dove c’è il contrasto si gioca un po’ di drammaticità
M non c’è dramma, non c’è pathos
Brani di conversazione in pizzeria, Giusi, Matteo e Vittorio

giovedì 5 maggio 2011

il suono

Il suono ha origine dalla vibrazione dei corpi elastici. Questa vibrazione, trasmessa dall'aria
circostante sotto forma di onde acustiche, viene captata dall'orecchio umano e trasmessa al cervello il
quale ne esegue la decodifica.
Il rumore è un segnale di disturbo rispetto all'informazione trasmessa in un sistema.
Come i suoni, il rumore è costituito da onde di pressione sonora.Il rumore è un fenomeno oscillatorio che consente la trasmissione di energia attraverso un mezzo. Nel vuoto non è possibile la trasmissione di rumori o di vibrazioni. Il rumore viene definito come una somma di oscillazioni irregolari, intermittenti o statisticamente casuali. Dal punto di vista fisiopatologico, facendo riferimento all'impatto sul soggetto che lo subisce, il rumore può essere meglio definito come un suono non desiderato e disturbante.
Una delle più comuni definizioni di musica è di quella di arte del suono organizzato, o - più specificatamente - di arte del produrre significati e sensazioni, più o meno complessi - e comunque di natura volontaria - organizzando suoni e silenzio. Simili definizioni - comunemente accettate - sono state ampiamente adottate sin dal diciannovesimo secolo, quando si iniziò a studiare scientificamente la relazione tra il suono e la percezione.
La musica è un mezzo di comunicazione artistica, è quindi un linguaggio, un linguaggio basato su dei canoni stabiliti e organizzati espresso con mezzi (strumenti di lavoro) e captato dal sistema uditivo per essere decodificato dal cervello (percezione). E' quindi un linguaggio a tutti gli effetti.
L'insieme di questi canoni organizzati (metodologia), dopo essere stato decodificato e percepito viene riconosciuto secondo i canoni stabiliti a cui il cervello è tradizionalmente abituato ed educato. Ma cosa succede se usciamo da questo linguaggio? cosa succede se usciamo dal suono organizzato? cosa percepisce il nostro cervello?
Fino al diciannovesimo secolo, e tuttora nella maggior parte dei conservatori, questo uscire dal canone organizzato veniva, e viene, definito cacofonia..... cioè inascoltabile, fastidioso. Se si eseguono due note contemporaneamente che hanno la distanza di un semitono è definito errore, come pure errore è eseguire una nota in una tonalità che non prevede quella nota.
Ma poi viene Arnold Schomberg e nella sua visione di comunicazione musicale c'è l'esecuzione di tutte le 12 note senza limite dato dalla tonalità stabilita, per questo all'ascoltatore sembra di camminare senza un punto di appoggio, senza riferimento conosciuto. John Cage compone per "prepared piano" un piano preparato che esegue suoni che non corrispondono alle note stabilite dalla metodologia ma sono note che stanno nel mezzo del semitono e modifica anche la loro timbrica in modo che non si riconosca nemmeno che il mezzo usato è un pianoforte, compone anche "4'33" per qualsiasi strumento" l'opera consiste nel non suonare lo strumento e restare nel completo silenzio per 4 minuti e 33 secondi.
Edgar Varése e Stockhausen inseriscono nelle loro opere dei "rumori" onde irregolari non riconosciute come suono, fino ad arrivare, per Stockhausen, a comporre una suite per "elicotteri ed archi"
E' chiaro che le persone che ascoltano queste opere non riconoscono queste composizioni come "musica ascoltabile" perchè la loro percezione musicale si basa su canoni tradizionali, ma, chi invece studia questo tipo di musica e quindi allena il proprio cervello ad una percezione di questo tipo di armonia musicale riesce a riconoscerla.
Si è usciti da un linguaggio? oppure si è creato semplicemente un ulteriore linguaggio? il tentativo di uscire dal linguaggio crea inesorabilmente un ulteriore linguaggio? daltra parte basterebbe che il mio linguaggio lo capisse anche solo un essere vivente nell'universo per poterlo chiamare linguaggio.....

mercoledì 4 maggio 2011

Forza lavoro

http://www.youtube.com/watch?v=COiQJlBH9_E

Le riflessioni di Giorgio mi hanno fatto pensare ad uno splendido corto di Yuri Ancarani, dove linguaggio è forza lavoro, strumento che sposta le montagne; un'aderenza totale, tautologica.