Questa torsione dello sguardo produce un effetto di straniamento: ciò in cui prima potevamo immedesimarci e confonderci emerge in un effetto sorpresa. Lo straniamento costituisce un mezzo per rendere visibile l’invisibile, per rendere problematico l’ovvio.
Come l’immedesimazione fa apparire consueti i fatti eccezionali, così lo straniamento fa apparire i fatti consueti di ogni giorno. Gli avvenimenti più comuni, se presentati come assolutamente singolari, vengono spogliati della loro tediosità. [Bertold Brecht, scritti teatrali II, pag. 95]
L’effetto di straniamento è un effetto che produce meraviglia.
Ciò che qui ci interessa è riportare alla superficie e dunque rendere visibile, quello che varie sedimentazioni hanno sospinto verso il basso e dunque reso invisibile. Ci riferiamo alla dimensione implicita del legame sociale che trova nella pragmatica (contesto) il senso dell’enunciazione.
Possiamo mettere in questione il fondamento del legame sociale facendone emergere i presupposti impliciti che in quanto tali restano nascosti dal velo dell’ovvio, nascosti dal fatto stesso di darli per scontati, ovvero di ritenerli “naturali”. Che è poi il meccanismo dell’alienazione così come ce l’ha letto Marx: il mondo si presenta come reificato, prodotto non più riconosciuto come tale ma vissuto come Altro che si impone al soggetto (collettivo).
Ecco allora che lo straniamento diventa un mezzo per mostrare i legami sociali presupposti ad ogni enunciato. Spostare lo sguardo da Prince alle relazioni nei bar, consente di vedere come l’unico ad avere qualcosa da dire sia proprio lui, mentre dall’altra parte l’enunciato è un brusio, un balbettio, un’assenza.
Mauro
completamente d'accordo. Se continuassimo a giocare con lo straniamento e facessimo spacciare cioccolatini registreremmo le stesse cose? Provocheremmo un dialogo?
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